
Fantasie e leggende metropolitane. Figli di un dio del calcio maggiore. Li scoprirono dove nacquero, nelle Americhe, alle falde del calcio- sudamericano. Li adottarono dove crebbero, a Napoli, alle falde del Vesuvio. Lì dove li battezzarono a idoli della folla. Argentina, una bandiera che sventola: Bruno Pesaola, Omar Sivori e Diego Armando Maradona. Brasile, il sempreverdeoro che luccica: Luis Vinicio, Josè Altafini, Sormani il Pelè bianco, Antonio Careca e Ricardo Alemao. Uruguay, la new entry dell’ultim’ora: Mariano Bogliacino detto “Ciro” perchè, dicono, la sua facciotta assomiglia tanto ad un simpatico pupazzone uruguagio che di nome fa “Cirola”. La mappa dei tesori va aggiornata ma senza esagerare in moine, con tutto l’onore e la devozione possibili per i Signori campioni di un tempo: quelli tutti sorrisi e palloni in porta. Impossibili da catalogare in una semplicissima torre di Babele.
TRADIZIONE - Luogo comune ma vero, i sudamericani, qui, so’ piezze ‘e core. Ognuno di loro vede, respira, tocca Napoli e se ne innamora, accade dalla notte dei tempi. Arrivano, piantano le tende e vivono doratamente. Napoli megalopoli multirazziale e cosmopolita. I più integrati, calcisticamente parlando, son stati da sempre i sudamericani. L’ultimo tango consumato lunedì sul tappeto del S.Paolo. Bogliacino che impatta la Juve così come trafisse l’Inter nel “Moretti” dell’anno scorso. Bogliacino che sgambetta la Vecchia Signora come successe solo ai miracolisti. Bogliacino Mariano, segni particolari: tuttocampista. Nato esterno sinistro, inventato play-maker, riciclato rifinitore con un passato giovanile da portiere ma solo per diletto, assicurano!Sino a ieri l’altro una fragile foglia di fico in balìa dei venti tattici.
Da ieri l’altro in poi l’uomo che ha tirato giù dal pero la Juve e ha rimesso in riga il Napoli che non è crollato grazie alla sua sgraziata zampata. Lui, Bogliacino, quello che l’anno scorso, in serie C, portò a zonzo la maglia del Pibe de Oro. Quello pure che ha il contratto-ino-ino. Non guadagna una barca di soldi nè può permettersi la barca coi soldi dentro. Insieme a suo compare Amodio è in attesa dell’adeguamento dell’accordo che gli scade nel 2010 ma non batte i pugni, c’è un patto sottoscritto a voce col diggì Marino. Bogliacino, il ragazzo diventato uomo: è papà da poche settimane, la primogenita si chiama Celeste che sono i colori della sua Nazionale e a voler essere romantici anche quelli del Napoli. Non ha il ciuffo irriverente, ma il dribbling sì. E’ esile, sornione, ha le movenze leggere e felpate. Ha polmoni a mantice ed uno scatto che è un flash, accarezza la palla cercando il dialogo stretto e quell’apparente estraniarsi dal gioco è una sua specialità: lo aiuta a colpire fieramente quando meno te l’aspetti. Sangue uruguaiano e piedi sudamericani, timidezza e tranquillità ereditate chissà quando e dove. Il nuovo canto del “Ciro” (pardon, del cigno...) avrà il potere di spazzare via quell’alone di mistero che ne circonda la sua sagoma? C’è un però..

LA COPPIA - Si chiama De Zerbi, lui e il “ Boglia” sono imprigionati dalla staffetta. Ma il bipolarismo può diventare duopolio. Reja li vede insieme così: uno a valle (a centrocampo) ed uno a monte (sulla trequarti). Eppure contro la Juve, smosso dallo svantaggio, li ha gemellati e la pregiata ditta è stata premiata. De Zerbi era stato ribocciato per favorire Bogliacino che ha segnato perchè l’ ha favorito De Zerbi: l’azione del gol è nata da una sua piroetta. Possono coesistere, magari dietro ad una punta vista la crisi d’identità di Bucchi. C’è leggenda metropolitana e leggenda metropolitana. Un po’ di fantasia...
Fonte: Il corriere dello sport
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