08 novembre, 2006

NUOVO IDOLO BOGLIACINO


Fantasie e leggende me­tropolitane. Figli di un dio del calcio maggiore. Li scoprirono dove nac­quero, nelle Americhe, alle falde del calcio- sudamericano. Li adottarono dove crebbero, a Napoli, alle falde del Vesuvio. Lì dove li battezzarono a idoli della folla. Argentina, una bandiera che sventola: Bruno Pesao­la, Omar Sivori e Diego Armando Maradona. Brasile, il sempreverdeo­ro che luccica: Luis Vinicio, Josè Al­tafini, Sormani il Pelè bianco, Anto­nio Careca e Ricardo Alemao. Uru­guay, la new entry dell’ultim’ora: Mariano Bogliacino detto “Ciro” per­chè, dicono, la sua facciotta assomi­glia tanto ad un simpatico pupazzone uruguagio che di nome fa “Cirola”. La mappa dei tesori va aggiornata ma senza esagerare in moine, con tutto l’onore e la devozione possibili per i Signori campioni di un tempo: quelli tutti sorrisi e palloni in porta. Impossibili da catalogare in una semplicissima torre di Babele.
TRADIZIONE - Luogo comune ma ve­ro, i sudamericani, qui, so’ piezze ‘e core. Ognuno di loro vede, respira, tocca Napoli e se ne innamora, acca­de dalla notte dei tempi. Arrivano, piantano le tende e vivono dorata­mente. Napoli megalopoli multiraz­ziale e cosmopolita. I più integrati, calcisticamente parlando, son stati da sempre i sudamericani. L’ultimo tango consumato lunedì sul tappeto del S.Paolo. Bogliacino che impatta la Juve così come trafisse l’Inter nel “Moretti” dell’anno scorso. Bogliaci­no che sgambetta la Vecchia Signora come successe solo ai miracolisti. Bogliacino Mariano, segni particola­ri: tuttocampista. Nato esterno sini­stro, inventato play-maker, riciclato rifinitore con un passato giovanile da portiere ma solo per diletto, assicu­rano!Sino a ieri l’altro una fragile foglia di fico in balìa dei venti tattici. Da ie­ri l’altro in poi l’uomo che ha tirato giù dal pero la Juve e ha rimesso in riga il Napoli che non è crollato gra­zie alla sua sgraziata zampata. Lui, Bogliacino, quello che l’anno scorso, in serie C, portò a zonzo la maglia del Pibe de Oro. Quello pure che ha il contratto-ino-ino. Non guadagna una barca di soldi nè può permettersi la barca coi soldi dentro. Insieme a suo compare Amodio è in attesa dell’ade­guamento dell’accordo che gli scade nel 2010 ma non batte i pugni, c’è un patto sottoscritto a voce col diggì Marino. Bogliacino, il ragazzo diven­tato uomo: è papà da poche settima­ne, la primogenita si chiama Celeste che sono i colori della sua Nazionale e a voler essere romantici anche quelli del Napoli. Non ha il ciuffo ir­riverente, ma il dribbling sì. E’ esile, sornione, ha le movenze leggere e felpate. Ha polmoni a mantice ed uno scatto che è un flash, accarezza la palla cercando il dialogo stretto e quell’apparente estraniarsi dal gio­co è una sua specialità: lo aiuta a col­pire fieramente quando meno te l’aspetti. Sangue uruguaiano e piedi sudamericani, timidezza e tranquilli­tà ereditate chissà quando e dove. Il nuovo canto del “Ciro” (pardon, del cigno...) avrà il potere di spazzare via quell’alone di mistero che ne circon­da la sua sagoma? C’è un però..
LA COPPIA - Si chiama De Zerbi, lui e il “ Boglia” sono imprigionati dalla staffetta. Ma il bipolarismo può di­ventare duopolio. Reja li vede insie­me così: uno a valle (a centrocampo) ed uno a monte (sulla trequarti). Ep­pure contro la Juve, smosso dallo svantaggio, li ha gemellati e la pre­giata ditta è stata premiata. De Zer­bi era stato ribocciato per favorire Bogliacino che ha segnato perchè l’­ ha favorito De Zerbi: l’azione del gol è nata da una sua piroetta. Possono coesistere, magari dietro ad una punta vista la crisi d’identità di Buc­chi. C’è leggenda metropolitana e leggenda metropolitana. Un po’ di fantasia...
Fonte: Il corriere dello sport

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